La Infront avvisa: Moto1? Mai!di Luigi RivolaA Brno i fratelli Flammini ribadiscono che solo la loro società può gestire le corse per moto derivate di serie, motori compresi, e che si opporranno a ogni diversa interpretazione di Dorna e FIM
A Brno, in occasione del GP della Repubblica Ceca SBK, Maurizio e Paolo Flammini, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Infront Motor Sports, la società che detiene e gestisce i diritti sul mondiale Superbike, hanno indetto una conferenza stampa sull'argomento scottante di cui si parla da tempo: l'intenzione dichiarata della Dorna di portare in MotoGP i motori derivati di serie accanto ai prototipi.
"Rumors (chiacchiere, illazioni) – li definisce subito Maurizio Flammini – Rumors e basta".
"Noi teniamo fermamente sotto controllo la situazione – prosegue – Posso affermare che fra noi, la FIM e la Dorna c'è la massima collaborazione e che è nostra convinzione comune che due campionati di alto livello siano meglio di uno solo. Però i "rumors" sono cresciuti di intensità per cui abbiamo deciso di chiedere alla Federazione Internazionale un pronunciamento esplicito sulla questione dei motori derivati di serie. La Federazione ci ha risposto per iscritto dandoci ampie garanzie che mai ciò che è omologato per la Superbike potrà essere impiegato nel campionato prototipi".
Il quattro in linea BMW e il V4 Aprilia: due motori che fanno sognare la Dorna
"La conferenza stampa di oggi è stata convocata proprio per questo – puntualizza ancora Maurizio Flammini – perché sia chiaro che la FIM si è resa garante dei nostri sacrosanti diritti sanciti da un contratto molto preciso in questo senso: tutto ciò che è derivato di serie è di nostra esclusiva competenza. Non accadrà quindi che motori di moto normalmente in produzione possano essere accettati nel mondiale MotoGP. Qualunque sia il livello di elaborazione, di successiva trasformazione, è chiaro e indiscutibile che l'origine è sempre quella di un motore di serie. È un'origine che non si limita ai dettagli tecnici, ma si estende anche alla filosofia progettuale e ad altre caratteristiche che non possono essere confuse con quelle di un prototipo".
"Dunque, lo ripeto, ciò che si paventa coi "rumors" non accadrà. E se per caso accadesse, noi saremo determinatissimi a far valere legalmente i nostri diritti. Chi sta pensando di investire, o ha già investito, per creare una MotoGP con motore derivato di serie, sappia che sta buttando via i suoi soldi perché non può farlo ora e non potrà farlo in futuro".
Dunque, le chiacchiere non hanno alcun fondamento, dice la Infront Motor Sports per bocca dei fratelli Flammini. E noi ne prendiamo atto.
Il problema è che non sono soltanto chiacchiere. Tutto parte da un annuncio, datato 11 dicembre 2009, con il quale la Commissione per i Gran Premi della Federazione Motociclistica Internazionale, in accordo con la Dorna e la MSMA (l'associazione dei costruttori che partecipano alle corse del Mondiale), ha stabilito che nel 2012 la cilindrata massima della classe MotoGP passerà dagli attuali 800 a 1000 cc. Non saranno ammessi motori con più di quattro cilindri e il massimo alesaggio consentito sarà di 81 mm, guarda caso, una misura prossima o identica a quella dei quattro cilindri di produzione più attuali. Questa sarebbe la "Moto1".
Per maggior chiarezza va detto che i prototipi "veri" rimarrebbero di 800 cc, mentre per i 1000 sarebbe ammesso il ricorso ai motori derivati di serie trasformati, attraverso un'elaborazione profonda, in prototipi. Ed è questo appunto che la Infront contesta.
Basterà la nettissima presa di posizione di Maurizio Flammini a Brno per scongiurare che la proposta "indecente", con la connivenza della Federazione Motociclistica Internazionale vada avanti? Non lo crede nessuno. E il motivo è semplice: nello stato in cui è stata ridotta la MotoGP dai suoi gestori e da grossolani errori nati da menti giapponesi, non esiste alternativa per rimpolpare una griglia di partenza che – già insostenibilmente magra – può solo ridursi ulteriormente. E sarebbe il fallimento.
Ecco dunque che La Suter engineering si è messa anticipatamente al lavoro e, dopo aver chiesto motori della S 1000 RR alla BMW e non averli ottenuti, se li è comprati e con questi sta realizzando la prima Moto1 per correre nella MotoGP.
Maurizio Flammini in conferenza ha detto a Suter, senza citarlo, che sta buttando soldi senza speranza, ma proprio Suter potrebbe essere la leva capace di scardinare il pur robusto cancello costituito dal contratto fra FIM e Infront: se il tecnico svizzero, una volta terminata la sua Moto1, pretenderà di iscriverla al mondiale MotoGP asserendo che si tratta a tutti gli effetti di un prototipo, il minimo che può succedere è che la FIM proponga un arbitrato affidando il giudizio a tecnici di chiara fama internazionale. Poniamo che questi siano sei? Sappiamo già come finirà: tre diranno che in effetti un motore trasformato per elaborazione in un esemplare unico è un prototipo, altri tre sosterranno la tesi contraria.
Certo, c'è il precedente della WCM-Yamaha, ma dal 2003 a oggi le cose sono talmente cambiate che non ci sarebbe da meravigliarsi se la sua rilevanza dal punto di vista giuridico in un nuovo giudizio fosse pari a zero.
Che cosa succederà quindi? Difficile dirlo, ovviamente. Tutto dipende dall'intelligenza delle parti in causa. I motori derivati di serie in MotoGP segnerebbero molto probabilmente la fine della Superbike, che non conviene a nessuno, men che meno alle Case motociclistiche, ma non è affatto detto che i loro manager la pensino così. Ci saranno probabilmente battaglie legali costose e stressanti per tutti, visto che di proclami la Infront attraverso i fratelli Flammini ne ha già fatti più d'uno e la faccenda è andata avanti comunque.
Il ruolo chiave qui lo gioca la Federazione Internazionale, che purtroppo, per motivi di mera cassa, è sbilanciata verso la Dorna. Non c'è quindi da aspettarsi molto dai palazzi svizzeri. E dalla Dorna? Guardate che cosa è stata capace di fare con la Moto2: doveva costare molto meno della 250, invece si sa che costa come o più della storica classe eliminata. E le ultime notizie ci dicono che molti team protagonisti del mondiale 2010 sono già in forte crisi economica.
Una soluzione potrebbe essere questa: motori di serie rifatti completamente – carter compresi – in vista di un più gravoso impiego in MotoGP. Rifare dei carter e delle testate fusi in terra è un investimento minimo e per quanto riguarda i componenti interni e gli accessori, sarebbero stati comunque cambiati e modificati. A questo punto sarebbe pressoché impossibile negare a questi motori lo status di prototipi, e le Case non potrebbero in ogni caso propinarli come derivati di serie anche se la struttura sarebbe chiaramente la stessa.
Vedremo...